UNA VITA CONDENSATA IN UNA TELA


“L’IO RIFLESSO: UNA VITA CONDENSATA IN UNA TELA” (Prof. Walter Boni):
Nelle opere di recente esecuzione, dove il volto viene utilizzato dall'artista come "mezzo per comunicare" e rimane il soggetto predominante del dipinto, l’immagine assume una seconda lettura, mai scontata, ricca di significati impliciti. A tal proposito si fa rilevare che la ritrattistica della Baracchi si colloca su un versante di modernità e innovazione, poiché ella ricerca gli elementi dinamici e segreti di un volto in una forma che non è mai fissa, ma assume connotazioni di racconto, di “tranche de vie” e di introspezione, a volte di spiritualità.

L’altro elemento costitutivo nella rappresentazione dei volti, forse più difficile da cogliere ma altrettanto importante, è il senso del tempo. Il tempo inteso, ovviamente, non come quello segnato dalle lancette dell’orologio, ma come tempo interiore.
In opere per esempio, come "L'io riflesso", l’anziana donna rappresenta la consapevolezza di sé e la raggiunta libertà interiore che permette di tramutare i difetti in pregi: il volto espone la pelle grinzosa ad un fascio di luce violenta, lasciando emergere una componente temporale che intesse con la figurazione un intenso dialogo. E’ un volto di donna “segnato” dal tempo, un volto dalla pelle grinzosa e diversamente leggibile a seconda della luce in cui esponiamo la tela, per l’alternarsi della maggior evidenza del profilo o del tre quarti. In quest’opera il tempo non si focalizza  nella visibilità dell’attimo che esprime l’eterno, ma si dilata in una dimensione della vita che diviene esperienza accumulata nel tempo, giorno dopo giorno, anno dopo anno, fino al suo finire: la saggezza dell’età che rende preziose e belle anche le rughe più marcate. L’effetto ottico di sdoppiamento ci offre inoltre una visione a due prospettive, suggerendoci l’idea di un "io" che è giunto ad una conoscenza speculare di se stesso, incitando l’osservatore a ricercarne l’essenza.

Per questa via maestra, che è quella di una rappresentazione della figura umana densa di significati simbolici impliciti, sembra essersi avviata l’attuale ricerca di Maria Cristina Baracchi. Chi la vedesse dipingere, si stupirebbe notando il suo soffermarsi per tempi lunghissimi su un particolare di un volto, un’ombra o una luce, una velatura di colore, da lei sentiti come importanti indizi della complessità del cuore umano. Una via nuova e lontana da soluzioni facili e stereotipate, ma per questo tanto più moderna ed innovativa.                                                               
Walter Boni